L'incontro internazionale "Il Sud resiste 2023" è iniziato sabato 6 maggio presso il CIDECI, Universidad de la Tierra Chiapas, dove più di 700 persone si sono riunite per denunciare l'espropriazione dei territori a livello nazionale e globale operata dalle imprese e dai progetti capitalisti ed estrattivisti; la violenza subita dai Popoli Indigeni, dalle donne e dai bambini a causa delle guerre e della violenza della criminalità organizzata; l'imposizione di megaprogetti che devastano l'ambiente in tutto il mondo.

All'incontro hanno partecipato membri dei Popoli Indigeni Bari; Cabécares; Chamula; Chanal; Chol; Chontal; Lenka; Masewal Maya; Maya Peninsular; Misak; Nasa; Ayuuk; Mixtecos; Nahua; Nuntayi; Ñuu Savi; Otomí; Tzotzil; Bribi; Tiouka; Tojolabal; Totonaco; Zoque; Zapoteco; tra gli altri.

Erano presenti anche persone provenienti da diversi Paesi come El Salvador, Costa Rica, Colombia, Cile, Stati Uniti, Guatemala, Honduras, Porto Rico, Brasile, Cipro, Bolivia, Cuba, Ecuador, Italia, Francia, Finlandia, Svizzera, Grecia, Honduras, Germania, Kurdistan, Regno Unito, Venezuela, e la presenza di collettivi e organizzazioni provenienti da tutto il Messico, tra cui Città del Messico, Puebla, Morelos, Guerrero, Querétaro, Chiapas, Oaxaca, Veracruz, Tabasco, Campeche, Yucatán, Quintana Roo, Stato del Messico.

L'incontro è iniziato riportando una sintesi di alcuni dei più importanti fattori di aggressione che colpiscono i territori dei Popoli Originari, riscontrate durante il tragitto della Caravana El Sur Resiste, tra cui:

  • Ingresso del narcotraffico e della criminalità organizzata nei territori.

  • Reclutamento di giovani e bambini da parte di gruppi della criminalità organizzata

  • Autorità agrarie ed ejidatarios mancanti di una visione diretta a proteggere e prendersi cura della terra.

  • Programmi di welfare, come Sembrando Vida e le pensioni per anziani, che dividono l'organizzazione comunitaria.

  • Deterioramento della terra a causa di monocolture, fumigazioni e contaminazione dei corpi idrici.

  • Sottrazione dell’acqua destinata all’uso delle grandi aziende e non alla popolazione.

Sono state poi individuate le vittorie ottenute, grazie all'organizzazione dei popoli e dei collettivi, che hanno bisogno di essere rafforzate per avanzare nella difesa della vita:

  • Gli incontri tra i popoli e la speranza di inraprenere cammini insieme.

  • Il recupero delle terre e l'abbattimento dei megaprogetti.

  • La lotta delle donne in ogni territorio.

  • Azioni dirette come il sabotaggio di gasdotti, l'occupazione di impianti industriali, i processi legali e la vittoria di ricorsi.

  • Recupero delle specie vegetali tradizionali.

  • Reti tra caracoles, aderenti alla sesta e organizzazioni a sostegno dell'EZLN.

  • Scuole autonome e altri tipi di spazi che rafforzino i processi di autonomia.

L'incontro è proseguito con le presentazioni di compagni che da anni accompagnano e partecipano alle lotte per l'autonomia, la vita, la giustizia e la libertà. Riportiamo di seguito alcune brevi sintesi degli interventi condivisi.

Raúl Zibechi

"Stiamo vivendo guerre di saccheggio, è stato dimostrato che 4 ettari su 10 non sono ancora nelle mani dell'oligarchia o del grande capitale e, come in Brasile, queste terre sono destinate all’agricoltura, a parchi naturali e riserve custodite dalle comunità nere e da piccoli e medi contadini.

Queste sono le terre su cui il capitale sta avanzando; l'esproprio ha ancora molta strada da fare. La guerra di espropriazione è appena iniziata. Oggi il capitalismo non può vivere senza guerre di espropriazione, non può agire senza imporre guerra e violenza, cioè senza assassinare, far sparire e sfollare le persone.

Un altro fattore di questo nuovo presente è il sostegno di tutti i governi, compresi quelli della sinistra progressista, alla militarizzazione. È un modello che si è imposto, tanto in Messico con López Obrador, quanto nel governo progressista argentino, dove i progetti estrattivisti sono stati accompagnati dalla militarizzazione, come in Cile nel Walmapu, nel territorio Mapuche, dove oggi sono stanziati più soldati che durante i governi neoliberali, e che potrebbero arrivare addirittura  allo stesso numero che durante la dittatura di Pinochet. L'analisi dell'EZLN sulla quarta guerra mondiale fatta 20 anni fa è più che attuale, siamo in una guerra di espropriazione per ottenere territori destinati al grande capitale.

Inoltre, dobbiamo guardare al narcotraffico, e a ciò che rappresenta, come a un perfetto simbolo del capitale: l'espropriazione attraverso la violenza e l'accumulazione di capitale. È molto difficile tracciare una linea di demarcazione tra narcotraffico e potere, perché esiste un'alleanza tra questi gruppi di narcotrafficanti, le oligarchie e il grande capitale.

Di fronte a questo panorama di espropriazione, dobbiamo anche riconoscere che esiste un modello di crescita e moltiplicazione delle autonomie in tutta l'America Latina. Da molti popoli, l'autonomia è sentita come un obiettivo comune: si tratta di una vittoria, di passi da gigante; un senso comune tra i popoli, molto ricco nella diversità delle forme, basato sulle tradizioni e su ciò che da queste si può creare.

Questi modelli di autonomia hanno, tra gli elementi portanti e gli strumenti fondamentali, anche l'autodifesa. Molti si difendono costruendo guardie comunitarie, altri coprendosi con il passamontagna, incappucciandosi, o con dei fazzoletti.

Infine, dobbiamo riconoscere la spiritualità come elemento fondamentale per sostenere la resistenza: spiritualità è parlare di donne e del legame donna-vita-madre terra. La spiritualità è ciò che ci permette di sostenerci, nel lungo periodo, in queste lotte che non hanno fine, perché sono come un cerchio continuo, senza l'obiettivo di prendere il potere; la spiritualità è il sostegno a non fermarsi".

Vilma Rocío Almendra Quiguanás del Cauca, Colombia

"È difficile ovunque, in tutti gli Stati nazionali dove hanno cercato di schiacciare quelli di noi che ci vivono, hanno cercato di portare via tutto ciò che è bello, come la spiritualità.

Siamo critici nei confronti dei processi di pace se provengono da coloro che sono al potere, da coloro che hanno le armi. Prima della firma di questi accordi abbiamo detto che si trattava di una pace neoliberale, una pace con il capitale, che gli avrebbe permesso di entrare nei nostri territori.

Ci hanno ingannato con queste promesse di pace, mentre continuano a uccidere chi difende la vita, la terra, l'acqua e il territorio.

Hanno ucciso migliaia di compagni, le persone più ribelli, più rivoluzionarie. Hanno ucciso coloro che credono veramente nella madre terra, le persone che sanno leggere il volo degli uccelli, che sanno stare a contatto con il vento. Stanno continuando a uccidere, non le persone più in vista nei negoziati, ma chi resiste con fierezza nei territori. Va detto che il Consiglio Regionale Indigeno del Cauca, fino al 2009, è stato il movimento indigeno più conosciuto per la sua resistenza, per il suo modo di mettere in discussione lo Stato. Si sono tenute le più grandi Mingas, con fino a 80.000 persone che hanno marciato fino a Bogotà, migliaia di compagni che sono pronti a morire per i propri territori.

In quegli anni, tra il 2008 e 2009, avevamo il controllo territoriale del Cauca. Allora il governo ha visto la forza della resistenza e ha detto: "Dobbiamo spezzarla", ed è stato da quel momento che ha cominciato a insidiarsi nelle comunità il cancro del narcotraffico.

Hanno iniziato a cooptare i leader e oggi il controllo del territorio non è più nelle mani delle autorità tradizionali, ma degli attori armati. Negli ultimi tre anni sono state uccise dieci autorità indigene. Assistiamo al reclutamento dei nostri giovani e dei bambini che cadono preda del denaro facile a causa dell’impoverimento imposto dalla struttura statale.

Cosa preferiscono i giovani? 7 dollari come bracciante giornaliero per 10 ore di lavoro raccogliendo caffè, o migliaia di pesos per far parte di gruppi di narcotrafficanti che ti danno una moto, ti danno un cellulare, ti pagano bene? In cambio devi solo uccidere e uccidere i tuoi.

Ma dobbiamo essere chiari, i narco-paramilitari sono quelli che si appropriano di tutto il profitto, è nel loro interesse uccidere, ma all'interno di questi gruppi criminali e di narcotrafficanti ad essere reclutati e subire più vittime è chi vive le maggiori situazioni di schiavitù".

L’intervento si è concluso affermando:  “ci sono cose molto belle, come i fiori capaci di rompere il cemento e nel Cauca siamo riusciti a liberare la madre terra, a seminare secondo i cicli della luna, a seminare tutto ciò che è organico. Abbiamo raggiunto relazioni non patriarcali, non coloniali e non statali. Se costruiamo questa relazione con la terra, la mettiamo in campo anche con le nostre figlie e figli, e con i compagni e le compagne”.

Dilda – Mujeres de Kurdistán

"Finché le donne non saranno libere, il popolo non sarà libero. Le donne sono state le prime colonie.

Il confederalismo democratico è la speranza per il popolo curdo e per tutti i popoli del mondo, è un modo per salvaguardare la Mesopotamia e gli antichi popoli della terra. Il modo di creare la vita in Rojava mostra al mondo che lo Stato nazionale non è l'unica opzione, che esiste un'altra strada ed è possibile governarsi da soli.  Questo è il motivo principale per cui hanno paura di noi e ci attaccano.

Per noi è fondamentale il rapporto tra la madre terra e la madre donna, quell'intimo rapporto tra le donne e la natura, attraverso cui cerchiamo di distruggere il modo di pensare maschilista e dominante. Lottare con noi stesse per trasformarci e eliminare questo sistema di dominio maschile, il nostro motto è: donna-vita-libertà.

La nostra forza non viene dagli Stati, ma dalla solidarietà tra i popoli, la loro presenza ci rafforza, i nostri compagni di guerriglia sulle montagne del Kurdistan stanno generando speranza.

Abbiamo bisogno di unire le saggezze, le speranze, i sogni, le esperienze dei popoli, delle donne e delle dissidenze che lottano contro il sistema. Difendere la rivoluzione del Kurdistan è difendere la rivoluzione delle donne".

Ana Esther Ceceña

"È in corso una battaglia per chi si aggiudicherà il potere mondiale, per la definizione delle regole del gioco e di stili di vita, la disputa più grande è quella tra Stati Uniti e Cina.

Il sud-est del Messico ha caratteristiche che, all'interno di questo riassetto geopolitico, sono di interesse per queste potenze che vogliono controllare i territori per creare una forza capace di competere. Un tassello fondamentale per gli Stati Uniti è il riassetto del Nord America e l'annessione di queste aree, il tentativo di controllare questi territori sarà sempre più forte a causa della minaccia della Cina e delle sue alleanze; si sta acutizzando il conflitto nella sfera economica – cresce la ricerca di maggiori forniture di produttività, territorio, cultura.

Lo vediamo con gli Stati Uniti che visitano il Messico sud-orientale, i loro gruppi di difesa osservano, guardano; assicurano alle loro aziende che i loro investimenti sono sicuri, che stanno già aprendogli il territorio.

Non è questione di farsi angustiare, è un modo per leggere la realtà e da lì mettere in campo strategie, per chiedersi come affrontiare queste dispute territoriali tra potenze, come difendiamo le nostre vite, le nostre forme, i nostri modi, e quali debbano prevalere.

C'è anche una strategia di espropriazione di tutto ciò che è simbolico, spirituale, culturale; un esempio è la distruzione di tesori archeologici lungo l’intero percorso di questi treni: i bulldozer li rompono e li distruggono mentre quelli integri li portano via e li rubano. Tutti questi ritrovamenti sono storia, una storia distrutta in nome di un progresso che non è tale.

Le domande sono: come ricostruire il territorio? come ricostruire la nostra cultura e il nostro modo di vivere senza smettere di riconoscerci nelle nostre radici, nella storia e la geografia a cui apparteniamo?".

Carlos González

"Il capitalismo sta attraversando una crisi profonda in diversi aspetti e che si è aggravata dopo la pandemia: dobbiamo parlare di un mondo pre-pandemia e di un mondo post-pandemia. La pandemia si è sommata alla crisi del sistema capitalistico: disoccupazione, inflazione, crisi delle reti alimentari, nuova recessione negli Stati Uniti.

Stiamo parlando di una crisi di civiltà globale che ci obbliga a trovare la forza di fare una cosa non da poco, ovvero distruggere questo sistema patriarcale e capitalista. Non possiamo più proporre politiche, proposte di governo o riforme legislative, che cadono nel vuoto.

È quello che è successo con la Legge sulle Miniere, che è stata inviata alla Camera dei Deputati con elementi importanti per ridurre l'attività mineraria, togliere il controllo dell'acqua e ridurre l'immensa ricchezza prodotta dalle miniere.  Arrivata alla Camera dei Deputati sono iniziate le trattative con le aziende, con le aziende canadesi, e da lì è stata modificata l'iniziativa di legge. Il Presidente non ha difeso questa legge.

Non abbiamo bisogno di mezze misure. Abbiamo bisogno di impegno, perché la posta in gioco è la vita.

Il Corridoio Interoceanico, il Tren Maya, il Progetto Integrale Morelos e l'Aeroporto di Santa Lucia sono tutti progetti collegati. E il fine ultimo di questi progetti è quello di riorganizzare le frontiere: si tratterà di per le migrazioni; saranno progetti di sviluppo territoriale integrato.

Oggi dobbiamo saper riconoscere due luci di speranza: la lotta delle donne in tutte le sue forme - anche se noi uomini ci preoccupiamo che rompano le finestre e imbrattino i monumenti, cose insignificanti di fronte alla violenza che subiscono-; l'altra luce è quella dei popoli originari che lottano per difendere il proprioo territorio. Dobbiamo alimentare queste due luci, farle crescere e farle incontrare.

Condivisione tra differenti lotte e movimenti 

Dopo le presentazioni principali, i partecipanti si sono divisi in diversi gruppi che hanno potuto ascoltare più approfonditamente le lotte e le resistenze di molte altre comunità e collettivi, nonché condividere esperienze di organizzazione autonoma, autogestione, arte e cultura per costruire mondi altri.

Questi sono alcuni dei temi trattati nell'incontro:

  • Relazione sulla missione di osservazione in Guerrero, CIPOG-EZ e Montaña de Guerrero.
  • Xenofobia e discriminazione in El Salvador
  • Prigionieri indigeni e tortura
  • Presidio UCIZONI Tierra y Libertad
  • Contesto in Kurdistan
  • Educazione popolare in Ecuador
  • Articolazione nello Yucatan contro il treno "Maya
  • La lotta dei popoli indigeni in Colombia
  • Stop Cop City ad Atlanta
  • Femminicidi in Messico
  • Economia comunitaria e femminismo

L'incontro proseguirà domenica 7 maggio, dove si prevede di articolare le lotte in difesa della vita.

Fotografías Juan Valeiro

 

 

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